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Il borgo dei murales delle pesche

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Siamo in Sardegna, nel Campidano di Cagliari, una terra fertile, ricca di arte e di una sorprendente tradizione gastronomica che trovano a San Sperate la loro massima espressione

Il piacere più grande per un viaggiatore è raggiungere un luogo che racconti una storia. Attraverso gli occhi dei suoi anziani, i riti dei giorni di festa, i suoi vicoli e palazzi. Ci sono paesi, poi, che di storie ne hanno da raccontare a centinaia, e lo fanno con disegni sui propri muri. La Sardegna è senza dubbio la patria del muralismo in Italia e San Sperato è una delle sue capitali. Tra le vie di questo museo a cielo aperto, la tradizione dei murales è relativamente recente, ma nel giro di pochi decenni ha cambiato le sorti del borgo. A piantare il seme di questa affascinante arte è stato, nel 1968, Pinuccio Sciola, tra i figli più illustri di questa terra. Da quel momento sono stati tanti gli artisti che hanno contribuito a dipingere i muri delle antiche case di San Sperate dando forma, attraverso i colori, a messaggi politici, leggende e miti ancestrali.

Il racconto delle origini

I murales, però, non sono l’unica eredità lasciata da Sciola, scomparso nel 2016. Da visitare è anche il suo Giardino Sonoro, dove grandi monoliti incisi nelle antiche pietre dell’isola sembrano mutare forma col passare delle ore e producono un riverbero sonoro unico e affascinante, eco di ritmi provenienti dalla notte dei tempi. A parlare delle origini di questa terra c’è anche il Museo del Crudo, secentesca abitazione padronale di mattoni di terra cruda fatti di fango e paglia, le cui stanze ospitano mostre ed eventi culturali, ma anche la Casa Tola, villa ottocentesca importante per via della sua particolare struttura, segnata dalla presenza della tipica lolla, il patio della casa campidanese, in questo caso progettata da Gaetano Cima, uno dei più importanti architetti sardi. Al suo interno si trova anche un antico frantoio in uso fino agli anni ’50, chiaro indizio della natura agricola di questo borgo. San Sperate nasce infatti da un terreno fertile, immerso tra frutteti che sembrano un colorato giardino. Il profumo nell’aria è quello degli agrumi e delle pesche, i due prodotti tipici di questa zona. Squisite e succose, sono le pesche, in particolare, il vanto del borgo, che le celebra a luglio con una famosa sagra durante la quale le strade e le case vengono trasformate in museo contadino e gli oggetti e gli attrezzi della vita quotidiana di un tempo vengono esposti per la meraviglia dei passanti. Allo stesso modo è semplice e genuina anche l’espressione della spiritualità da queste parti, che possiamo ammirare nelle principali chiese del borgo, quella di San Giovanni Battista, di Santa Lucia e quella di San Sperate, dove nel ’600 vennero ritrovate le presunte reliquie del santo martire che dà il nome al paese.

La sostanza delle tradizioni

Oltre all’arte, tra i motivi per lasciare le spiagge e avventurarsi fino a qui c’è anche la tradizione gastronomica di San Sperate, celebrazione della memoria contadina del Campidano e quintessenza delle tradizioni sarde. A partire da uno dei piatti simbolo della tavola isolana, i malloreddus, dall’inconfondibile forma arricciata, che qui vengono conditi preferibilmente con un sugo di salsiccia e una bella spolverata di ricotta. Un primo piatto decisamente sostanzioso sono poi gli immancabili culurgiones, che nella versione campidanese hanno un ripieno a base di ricotta con diverse varianti. Così come ripiene sono anche le panadas, fagottioni rotondi di pasta sfoglia farciti di carne d’agnello e patate. Altra eccellenza sarda sono i pani, come su coccoi, che ritroviamo in tutti i forni dell’isola con la sua forma sapientemente decorata che lo ha reso da sempre protagonista dei giorni di festa. Tipico del Campidano è, in particolare, su civraxiu, che non nasconde le sue origini antiche visto che il suo nome deriva dal latino panis cribarius, con il quale veniva indicata la farina in epoca romana. Un pane del tutto speciale poi è l’is coccoieddus cun s’ou, preparazione tipica del periodo di Pasqua, a base di semola di grano duro che forma un impasto stretto attorno a un uovo di gallina. Per aggiungere un po’ di dolcezza, il pane si può arricchire con un filo di miele, altra produzione tradizionale di San Sperate; c’è da dire però che la pasticceria locale è davvero ricca di proposte golosissime dai nomi che sono una specie di scioglilingua per golosi. Tra i tanti ricordiamo i pirichittus di origine spagnola, sorta di bignè vuoti o ripieni ricoperti di glassa, o ancora sa saba e is caschettas entrambi a base di mosto d’uva cotto.

10 cose da fare a San Sperate in un fine settimana

  1. Scoprire il “vigneto della memoria”, con le sue 120 varietà di vitigni nella campagna ussanese
  2. Perdersi nella Riserva WWF di Monte Arcosu
  3. Fare il bagno nelle splendide acque della vicina costa
  4. Dedicare una giornata alla visita di Cagliari
  5. Passeggiare nel parco di Pixinortu, polmone verde della Sardegna meridionale
  6. Raggiungere il villaggio nuragico di Su Nuraxi, tra i più grandi dell’isola
  7. Ammirare i resti del castello di Acquafredda stagliato contro il cielo
  8. Incontrare Sa Genti Arrubia, i fenicotteri rosa che popolano il Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline
  9. Ammirare i resti di Nora, la prima città fondata dai Fenici in Sardegna
  10. Immergersi nelle grotte Is Zuddas, formatesi seicento milioni di anni fa

INFO UTILI

In auto: San Sperate è raggiungibile dalle due principali arterie stradali dell’isola: la Strada Statale 131 Carlo Felice (Cagliari-Sassari) e la Strada Statale 130 (Cagliari - Carbonia)
dall’aeroporto.

In aereo: Lo scalo più vicino è quello di Elmas (www.sogaer.it), che collega Cagliari alle principali città europee. Il modo più comodo per raggiungere San Sperate è noleggiare un’auto o il taxi (15 km circa).

In autobus: San Sperate è collegato a Cagliari e a Decimomannu dal servizio pubblico di ARST: www.arst.sardegna.it

SHOPPING

San Sperate è celebre per la tradizione legata alla lavorazione della ceramica artistica, le cui opere sono realizzate nei laboratori degli artigiani che spesso utilizzano tecniche risalenti all’epoca nuragica, come la tecnica Nur e la Bucchero. Tra loro c’è Giampaolo Mameli con le sue opere d’arte che rendono contemporanea la tradizione più antica (www.giampaolomameli.com). Splendidi anche i lavori di Pietrina Atzori, che crea con i tessuti e le fibre naturali opere davvero uniche che parlano a loro modo delle origini di questa terra (www.atzoripietrina-art.com).

Dove dormire

B&B La Noria: Immerso nella natura, ambiente rustico e accogliente. Doppia da 120 euro Via Deximu Beccia, prol. Via Giardini San Sperate (CA)

Casa Ulivo: Casa vacanza indipendente con tutte le comodità. Affitto per due persone da 80 euro Via Giardini, 80 San Sperate (CA)

Hotel Sagittario:Struttura classica, accoglienza semplice e senza fronzoli. Doppia da 70 euro Via Cottolengo, 3 San Sperate (CA) www.hotelsagittario.net

Dove mangiare

JvJ: Cucina di mare e di terra, in cui si valorizzano al meglio le pesche locali. Menu completo: 25 euro Via Monastir, 12 San Sperate (CA) www.facebook.com/JvJristorante

Is Scalas: Agriturismo e fattoria didattica, cucina abbondante e della tradizione. Menu fisso di carne: 30 euro. Località Sa Serra Assemini (CA) www.agriturismoisscalas.it

Su Mesoni: Agriturismo dalla forte identità. Ottimi il porchetto e i prodotti di produzione propria. Menu completo a 30 euro Località Monte Uda Sant’Andrea Frius (CA)