Premiaty > MONDO JUNIOR Aprile 2019

Mamma, non mi lasciare!

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Il disturbo d’ansia da separazione può influenzare 
la vita del piccolo, limitandone la capacità 
di impegnarsi in attività quotidiane

 

Il disturbo d’ansia da separazione si manifesta con un’eccessiva paura o ansia riguardante la separazione dalle figure più importanti per il bambino.
A differenza delle occasionali e lievi preoccupazioni che si possono sperimentare durante l’allontanamento dai genitori, questo disturbo può incidere negativamente sulla quotidianità del piccolo.
Spesso è scatenato da un evento stressante quale la morte di uno dei genitori, di un animale domestico, le conseguenze della malattia di un familiare, un episodio di ospedalizzazione, un cambio di scuola, di residenza o a seguito di una separazione altamente conflittuale.
Quali sono i sintomi che permettono di identificare questo tipo di disturbo?
Innanzitutto i sintomi fisici: mal di pancia, vertigini, battito cardiaco accelerato, respiro corto e sudorazione sono i più comuni che il piccolo tende a presentare. La manifestazione del disturbo varia con l’età.
Ci sono poi i sintomi cognitivi: i bambini più piccoli spesso non sono in grado di identificare specifici pensieri e paure, limitandosi semplicemente a dire di non voler svolgere un’attività o di non voler andare a scuola. Quelli più grandi riescono invece a descrivere le loro preoccupazioni come qualcosa di “brutto” che potrebbe accadere a loro o ai genitori.
Oppure i sintomi comportamentali: pianti e scatti di rabbia poco prima o nel momento stesso in cui avviene la separazione, difficoltà ad addormentarsi da soli, frequenti incubi di separazione o morte di persone care. I bambini potrebbero pronunciare frasi come: “ti prego, non lasciarmi da solo”, “mamma dove vai?”, “ti prego, non andare”.

Come intervenire

Esistono accortezze che i genitori possono seguire nel momento in cui il figlio presenta un disturbo da ansia di separazione

  1. Spiegare al bambino che cos’è l’ansia: dare un nome a tutto quello che provano li aiuta a tranquillizzarsi. È importante dire loro che l’ansia è un normale meccanismo utilizzato dal nostro corpo per segnalare un pericolo, non è pericolosa e nonostante sia qualcosa di “fastidioso”, ha una durata limitata nel tempo.
  2. Aiutarlo a comprendere e a esprimere con le parole quali sono le situazioni che lo fanno sentire ansioso e cosa teme realmente.
  3. Parlare con lui del problema, senza sminuirlo, con frasi del tipo “non pensarci”; aiutarlo a diventare consapevole di come in passato abbia affrontato e superato, seppur con fatica, la separazione.
  4. Cercare di prevedere le possibili difficoltà, anticipando le situazioni in cui il bambino potrebbe più probabilmente sperimentare ansia.
  5. Se si separa con meno difficoltà da uno dei due genitori, va designato questo come accompagnatore ufficiale.
  6. Fare un programma della giornata, per aumentare il senso di sicurezza del piccolo.
  7. Quando è possibile, scegliere assieme le attività da fare.
  8. Rimanere tranquilli nella separazione, dando al bambino un modello comportamentale adeguato.
  9. Incoraggiarlo a partecipare a giochi, sport e a fare nuove amicizie, rafforzando le sue abilità di autonomia.
  10. Infine, premiare tutti gli sforzi che il bambino mette in atto quando cerca di affrontare le sue paure (come andare a letto senza fare i capricci o entrare in classe pur provando un po’ di disagio emotivo).

Quando l’ansia diventa patologica

Un certo livello di ansia da separazione fa parte del normale sviluppo fino ai sei anni; i bambini con disturbo d’ansia da separazione, invece, manifestano preoccupazioni eccessive e di gran lunga superiori rispetto a quelle dei loro coetanei. Anche brevi episodi di allontanamento, come l’andare a scuola, andare a dormire o rimanere a casa quando il genitore esce per fare commissioni, possono essere fonte di grande stress e sofferenza.